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Aiello: «Essere romantici è un atto di coraggio e di godimento». L'INTERVISTA

Il cantautore calabrese si racconta alla vigilia dell'uscita di "Romantico", il suo terzo progetto discografico in uscita per Columbia Records / Sony Music a partire da venerdì 26 maggio


“Essere romantici non è un segno di debolezza, ma un atto di coraggio e di godimento”: questo è un po’ il sunto e il manifesto di "Romantico", il terzo album di Aiello, che arriva a due anni di distanza da "Meridionale" e da quattro dal precedente fortunato disco d'esordio "Ex-voto". Diverse le collaborazioni, a partire dalle presenze femminili di Gaia e Alessandra Amoroso, passando per i producer che si sono occupati del vestito sonoro del progetto: Brail, Simonetta e Sine. Un disco che racconta l'amore e che abbiamo deciso di approfondire direttamente dalla voce del protagonista.


Intervista ad Aiello


“Romantico” è il titolo del tuo nuovo progetto discografico, come nasce?


«Il precedente disco "Meridionale" è stato un progetto in cui oggi percepisco una certa ansia dimostrativa, mentre in questi ultimi due anni ho prosciugato quasi totalmente questa voglia di convincere a tutti i costi l'ascoltatore. Di conseguenza, è nato un disco molto diretto, fresco e leggero, in linea con ciò che sono diventato oggi».


Ciò che lega ancora una volta questo disco è la passione, che talvolta si veste di entusiasmo e in altre di dolore. Come si racconta l’amore nel 2023?


«Io ho provato a farlo alla mia maniera, definendo con un coraggio un romantico, un sognatore che si è stancato di certe dinamiche di questi tempi, troppo virtuali e decisamente tossiche. Tutti abbiamo paura di essere rifiutati, per questo in amore nessuno rischia più. L'amore è sempre lo stesso, seppur i tempi cambino e ognuno provi a raccontare questo sentimento a modo proprio, per questo lo trovo un disco molto contemporaneo, perché racconto delle mie stesse esperienze ma, in parallelo, parlo in assoluto di un sentimento senza tempo».


Che tipo di lavoro c’è stato dietro la costruzione del sound di questo lavoro?


«L'idea del disco parte da una scrittura fluida e naturale, dall'esigenza di liberarsi. Quasi tutti i pezzi li ha prodotti Brail, ma mi sono aperto anche a nuove collaborazioni come con Sine e Davide Simonetta. Tre musicisti sia forti che con grande umanità. In studio arrivo quasi sempre con delle idee molto chiare, mi piace seguire la produzione dall'inizio alla fine, pur fidandomi delle visioni dei miei collaboratori, desidero sentirmi partecipe, con la voglia di non forzare mai la natura di un pezzo».


Nei secoli si sono alternate varie scuole di pensiero, movimenti sia artistici che culturali, ma quale significato attribuisci oggi alla parola “romanticismo”?


«Per me vuol dire coraggio, condivisione senza timore di essere rifiutati, autenticità sia dei gesti che delle parole, tornare a godersi l'atto dell'amore nel quotidiano, prendersi cura degli altri. Tutto ciò attraverso diverse azioni, a volte anche solo con uno sguardo o attraverso un abbraccio, senza un ulteriore tipo di coinvolgimento erotico, seppur trovo che il sesso sia un aspetto fondamentale della vita. Ecco, tutto questo trovo che sia piuttosto romantico».



Quali punti di contatto, sia umani che artistici, hai trovato e riconosciuto nelle due ospiti Gaia e Alessandra Amoroso?


«Con Gaia ci siamo trovati più volte sugli stessi palchi e nel tempo abbiamo costruito un bel rapporto di amicizia. Il pezzo "Non ti vado via" aveva bisogno di una voce femminile, un'onda di mare, fresca e credo che lei fosse perfetta per questo tipo di suggestione. Ci siamo sentiti e lei ha accettato subito con entusiasmo, riscrivendo la sua parte che secondo me è una bomba. Con Ale, invece, c'è un rapporto speciale dal giorno zero, dal primo incontro non ci siamo mai mollati e si è venuto a creare un filo speciale che credo non si spezzerà mai. Quando ha ascoltato "P.A.N.C." se ne è subito innamorata, ma sapevamo entrambi che sarebbe arrivato il momento di collaborare prima o poi, anzi siamo certi che riaccadrà. Siamo entrambi molto orgoglioso di questo nostro figlio».


A distanza di più di due anni dall'esperienza di Sanremo 2021, ragionandoci a mente fredda, come valuti quel passaggio di vita e cosa ti ha lasciato?


«A caldo mi lasciò un sacco di lacrime e di rabbia, devo essere onesto. Da lì ho deciso di intraprendere un percorso psicologico, perché incamerare tanta frustrazione e non sapere bene come rispondere, anzi trovare nel silenzio l'unico modo per reagire a un momento che non credevi di poter vivere. Sono arrivato a Sanremo con un bellissimo hype e delle aspettative altissime, con un pezzo molto importante che poi è stato anche premiato dal pubblico nel medio periodo. In quel momento, però, non me la sono sentita di prendermela con nessuno se non con me stesso».


Ci torneresti al Festival con la canzone giusta?


«Sai, col tempo ho normalizzato questo evento, al punto che fino a qualche mese fa ti avrei detto che non ci sarei mai più ritornato, proprio perché si è trattato di un passaggio quasi devastante, un'esperienza che a livello muscolare ed emotivo ti segna senza precedenti. Nel tempo, ho capito che tutti venivano presi di mira da un meme o da una considerazione, dal primo all'ultimo posto in classifica. Se dovessi avere una canzone giusta per quel palco, non escludo di poterci riprovare un domani, che sia tra un anno o dieci, non lo escludo più».


Nell'ultima traccia del disco, intitolata "Libero", racconti come la musica ti abbia aiutato a ritrovare te stesso. Come ci si sente quando si realizza che da un momento di solitudine al pianoforte si può dar vita a un vero e proprio atto di condivisione che può arrivare a conquistare tante altre persone?


«I social sono tossici, ma sono anche un luogo d'incontro e di lettura di opinioni differenti. Mi arrivano un sacco di bei messaggi, la cosa incredibile è che le persone mi raccontano la loro vita e si confidano, questa cosa mi commuove. In generale, le persone mi scrivono cose molto belle, ma la cosa che mi emoziona di più è ricevere questi loro racconti, la dimostrazione del fatto che io faccio parte delle loro vite. Sognavo di fare questo mestiere non per certo per il glamour, ma per arrivare al cuore di chi mi ascolta. Non posso chiedere di meglio».


Per concludere, quali sono gli elementi e le caratteristiche che ti rendono orgoglioso di un album come “Romantico”?


«Mi rende orgoglioso il fatto di aver ritrovato una bella leggerezza e di essere riuscito a farla passare attraverso queste nuove tracce. Lo considero un disco pieno di canzoni belle, autentiche e che mi rappresentano totalmente. No musica di plastica, no musica scritta a tavolino, bensì musica vera».


Videointervista ad Aiello



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