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Ariete: «A Sanremo per uscirne più forte». L'INTERVISTA

Dietro le quinte del Festival con una delle protagoniste della 73esima edizione della kermesse. Lei è Ariete, portavoce della generazione Z, al suo debutto sul palco dell'Ariston con "Mare di guai"


Ariete, al secolo Arianna Del Giaccio, è una delle nuove promesse della musica italiana e quest'anno si prepara al debutto sul palco dell'Ariston di Sanremo con il brano inedito "Mare di guai", firmato a otto mani con Calcutta, Dardust e Vincenzo Centrella. La giovane cantautrice ha già colpito il pubblico della sua generazione con il suo stile, la sua presenza scenica, la sua voce magnetica e si appresta a farsi conoscere da più persone possibili attraverso il Festival. In questa intervista, scopriremo di più sulla canzone che ha scelto di presentare in concorso e su come si sta preparando per affrontare al meglio questo importante impegno.


Intervista ad Ariete


Puoi parlarci del processo creativo e di come è nata l'ispirazione di "Mare di guai"?


«Il brano è nato lo scorso luglio, in studio con Dardust, sviluppando questa prod. uptempo che aveva realizzato. Ho buttato giù di getto la prima strofa, il pre-ritornello e il ritornello, a quel punto abbiamo pensato di traslare il tutto in una ballad, ma il risultato non è che mi convincesse molto. Dopo un po' viene fuori l'idea di proporre qualcosa per Sanremo e ci ritroviamo in una session con Calcutta, con la voglia di creare un pezzo da zero. Dopo tre ore di lavoro, ci accorgiamo che non viene fuori nulla di interessante, così Dardust mi convince a riprendere in mano lo scheletro di "Mare di guai", abbiamo scritto la seconda strofa, con il guizzo geniale di Calcutta nello special, infatti si sente che la trovata è la sua. Abbiamo alzato il brano di un tono e, gradualmente, sono arrivata alla conclusione che fosse il brano giusto».


Si tratta di un pezzo molto emotivo, diciamo pure in linea con ciò che ti ha rappresentato finora. Anche in questo caso, la tua narrativa si rivela sia introspettiva che riconoscibile...


«"Mare di guai" parla di una rottura e questa, sì, è una classica tematica molto ricorrente nelle mie canzoni. La musica per me è questo, perché quando va tutto bene esco, vado a ballare e sto con gli amici miei, mentre quando sento che qualcosa non va sono spinta a utilizzare quella stessa emozione scrivendo qualcosa. Non faccio canzoni malinconiche perché tirano di più, ma perché mi viene naturale farlo. In questo pezzo in particolare, non mi era mai capitato di aprirmi così tanto, il brano parte proprio da casa mia per poi sfociare in questa totalità introspettiva».


Nella tua testa, chi sono gli squali a cui fai riferimento nel ritornello del pezzo?


«Gli squali non sono altro che le paranoie e le insicurezze di una ragazza di vent'anni, gli stessi che tante volte nemmeno esistono e in altri casi non sono nemmeno spiegabili. A tutto questo va aggiunta la situazione surreale in cui mi trovo da un paio di anni a questa parte, al mio ingresso nel mondo della musica e a questo petardo che mi è un po' esploso in mano. Essendo una persona molto camaleontica, non mi faccio grandi problemi ad adattarmi alle varie situazioni, ma ogni tanto mi capita di guardare la situazione da fuori e pensare a ciò che è accaduto finora e a quello che potrebbe accadere più in là. Oggi Sanremo e poi? Mi capita di farmi questo tipo di domande, a cui non so naturalmente dare alcuna risposta».


Come descriveresti il tuo rapporto con Sanremo? Ti è capitato di seguire il Festival negli anni?


«Sarò sincera, proprio come lo sono stata con Amadeus: ho iniziato a seguire Sanremo relativamente da poco, dalla partecipazione della mia amica Madame e sono due anni che guardo attivamente il Festival. Storicamente no, perché i miei genitori non hanno mai guardato tanta tv, fatta eccezione di mio zio Marco. Lui è un grandissimo fan di Sanremo al punto che, da trent'anni a questa parte, si prende una settimana di ferie per non perdersi praticamente nulla. Quest'anno ha preso in affitto una casa lì, consapevole del fatto che non ci vedremo praticamente mai, ma è felice di esserci a supporto in primis di questa grande fede che nutre nei confronti del Festival e poi un po' anche per la sua nipotina».


Per concludere, quali sono le tue aspettative per questo tuo debutto al Festival e cosa speri di ottenere dalla tua esibizione sul palco?


«Non voglio farmi aspettative, sicuramente mi pongo l'obiettivo di cantare bene, ma si tratta di un contesto imprevedibile, proprio perché ci sono fattori che non conosco e che non dipendono nemmeno da me. Desidero uscirne più forte, questo sì. È ovvio che io mi senta un granello di sabbia rispetto alla storia di Sanremo, il Festival è la prova che tutto ciò che vedi sui social non rappresenta nè uno spaccato nè il percepito effettivo di quello che c'è in Italia. Il cast di quest'anno è bello anche per questo, perché potrebbero esserci dei miei coetanei che non conoscono le produzioni di Anna Oxa o dei Cugini di Campagna, ma la gran fetta del pubblico di Sanremo potrebbe pure pensare ed esclamare "ma chi c***o è Ariete?". Ci sta, fa parte del gioco. Proprio per questo, l'unica cosa che mi sento di voler e poter padroneggiare è solamente la mia performance. Ora come ora mi sento carica, ma riparliamone pure più avanti (sorride, ndr)».



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