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Caffellatte: «"Bambina"? Una canzone frutto di un flusso spontaneo». L'INTERVISTA

A tu per tu con la cantautrice pugliese, fuori dal 9 dicembre con il nuovo singolo intitolato "Bambina"


Tempo di nuova musica per Giorgia Groccia, alias Caffellatte, artista classe ’94 poliedrica e in continua evoluzione. “Bambina" è il titolo del nuovo singolo, che abbiamo scelto di approfondire direttamente dalla voce della sua protagonista.


Intervista a Caffellatte

Come nasce “Bambina"?


«Da uno sfogo in una giornata di pioggia, in cui non mi andava di uscire di casa. Mi era capitato di guardare un po' di mie foto vecchie di quando ero ragazzina. Dopo aver buttato giù l'idea, ho incontrato in studio il produttore BIAS, lui mi ha proposto un bel giro di chitarra e, canticchiando il primo verso della canzone, ci siamo accorti che tutto combaciava alla perfezione. Il resto è stato un flusso spontaneo».

A cosa ti è servito scrivere questa canzone?


«Sicuramente ad affrontare in maniera pubblica delle cose personali che, chi mi conosce bene, sa quanto mi porto dietro come fossero macigni. Ci sono situazioni con cui ho fatto pace a fatica, tipo essermene andata da casa a diciannove anni e non aver avuto la possibilità di vedere i miei genitori invecchiare, nel senso che li rivedo a distanza di molto tempo. Insomma, ho rinunciato a molte cose pur di andar via, perché al mio paese non stavo bene. Alle volte mi sono sentita un po' codarda, tipo una fuggitiva che non ha una sua collocazione nel mondo. Scrivere questa canzone mi ha aiutato a perdonarmi per certe cose».


Una storia condivisibile e per certi versi anche simile a quella di tanti, sopratutto a chi proviene dal sud Italia, no?


«Sì, diciamo che il sud negli ultimi anni si sta evolvendo, ma per chi come me ha velleità artistiche e vuole fare questo genere di lavoro, rimanere lì significava non avere prospettive a lungo termine. Credo che questa cosa stia un po' cambiando, grazie a chi alla fine decide di restare giù per costruire qualcosa di nuovo. Al di là del luogo, però, riconosco che da adolescente ero una persona molto inquieta. Affrontare determinate cose mi ha aiutata a crescere, parlarne è stato terapeutico».


Malgrado il titolo della canzone, pensi di essere cresciuta troppo in fretta?


«Sì, da morire. Infatti nel testo dico: "Bambina, per i capelli un diavolo, non posso ricordarlo, mi siedo ai piedi di un letto fatto in marmo". Anche se un po' enigmatico, questo verso rappresenta il sunto dell'intero significato, perché parla del mio non essere consapevole di quella mia condizione nel sentirmi una persona comunque irrisolta. Non ho vissuto un'adolescenza normale, ero già troppo grande, per questo non ho vissuto determinate cose che sto recuperando adesso».

Vivere determinate situazioni nella propria fase di crescita e provenire da certi luoghi, credo che alla fine spinga un certo tipo di persone a pretendere il doppio da se stessi, ad alzare l'asticella per dover dimostrare sempre qualcosa in più. Pensi che questo tuo vissuto si ripercuota, oggi, anche nel lavoro?


«Certo, anche se si avverte comunque un pressing psicologico generale in ogni ambito, che ci spinge a dover dimostrare e pretendere sempre il meglio. Anche in questo, però, ho fatto un lavoro di decontrazione, partendo da un concetto di mio papà che mi ripeteva sempre quando ero piccola, mi diceva che non avrei potuto fare questo mestiere se non fossi stata migliore. Crescendo ho ribaltato questo messaggio, fino ad arrivare a pensare di poter fare questo lavoro proprio per come sono fatta io, attraverso anche gli errori che compongono la nostra individualità. In questo ambito specifico, penso possa rivelarsi una carta a mio vantaggio, affinché gli altri possano riconoscersi nei tuoi stessi difetti. Alla fine, credo che anche Beyonce ogni tanto la mattina si svegli pensando di fare schifo, così mi sono detta: perché non posso pensarlo anche io?».

Musicalmente parlando, consideri “Bambina” più un’evoluzione naturale di quanto ci hai mostrato nei precedenti “Nonchalance” e “TSO”, oppure l’inizio di una nuova fase artistica?


«Credo che ogni canzone abbia un suo universo assestante, almeno per come sono fatta io. Tendenzialmente scrivo talmente tanto che non mi pongo il problema di dovermi identificare in una cosa. "Bambina" è sicuramente una delle mie canzoni più intime, almeno tra quelle già pubblicate. Avevo bisogno che venisse fuori questo aspetto di me, senza camuffarmi in altre storie, dichiarando in maniera diretta da cosa è stata scaurita questa canzone».



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