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Crisi del grano: e se fosse questo il vero scopo della guerra di Putin?

Aggiornamento: 29 ago 2022


Negli ultimi mesi tutti noi siamo stati toccati dall’aumento del prezzo dei cereali, in particolare del grano. Ma a cosa è dovuto questo aumento incontrollato e quanto è grave?


Il grano è un prodotto base della nostra alimentazione; è presente nella maggior parte dei nostri pasti, pane, pasta, pizza, torte e biscotti. Ed è proprio questo uno dei motivi per cui siamo così tanto colpiti dall'aumento del suo prezzo. Aumento iniziato col nuovo anno, proprio in corrispondenza con la crisi in Ucraina.

La Russia e l’Ucraina sono due dei maggiori produttori di grano e cereali al mondo; la Russia ne detiene addirittura il monopolio.

Eppure se si analizzano i dati, nonostante l’Italia importi quasi il 50% del grano di cui ha bisogno, solo una minima parte è prodotto nei due paesi interessati dalla guerra. Infatti la maggior parte del grano che importiamo viene da altri paesi dell’ Unione Europea, in primis la Francia.

Allora perché siamo colpiti da un rincaro così importante?

La causa dell’aumento del prezzo del grano e degli altri cereali è da individuare nel mondo finanziario; con l’inizio della guerra si è iniziato a parlare molto dei cereali, proprio perché sono coinvolti due grossi produttori.

Il semplice parlare di una materia in senso deficitario, porta a un continuo rialzo dei prezzi in borsa e crea un florido terreno per le speculazioni.

Ed è proprio nelle speculazioni di mercato che si va a identificare il problema. Queste speculazioni sono dovute al fatto che se due dei maggiori esportatori sono coinvolti dalla guerra, essi smettono di esportare. In un mondo globalizzato come il nostro questo tocca tutti, in modo diretto o indiretto.

Il problema risiede dunque nella grande attenzione data al grano e agli altri cereali in seguito allo scoppio della guerra.

Ma allora dove viene esportato tutto il grano russo e ucraino?

Il grano di Putin e dell’Ucraina è indispensabile per i paesi asiatici e africani, in particolar modo per questi ultimi i quali, senza le importazioni da questi due paesi, si ritroveranno presto affamati.

E’ proprio nel vocabolo “fame” che identifichiamo l’importanza del grano; questo cereale è alla base di quasi un quinto dell’alimentazione mondiale, e la sua mancanza porterebbe la fame per molti popoli. Il grano, è fondamentale proprio in quei paesi che rischiano di rimanerne senza. L'Egitto, il Senegal, il Sudan, il Niger, i vari paesi del Corno d’Africa e molti altri che dipendono fortemente dalle importazioni russe e ucraine.


La guerra sta affamando proprio questi paesi, dove la malnutrizione è già un grosso problema; la cosa peggiore è che questa situazione potrebbe portare a nuove grandi migrazioni. E non sappiamo per quanto i paesi europei, colpiti già da anni di covid e conseguente crisi, potrebbero far fronte a una nuova crisi migratoria.

Questa è la grande preoccupazione dei governi europei, il motivo per cui alcuni dei più importanti presidenti si stanno muovendo.

Nelle scorse settimane ci sono stati colloqui tra Putin e il nostro presidente del consiglio Draghi, il presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Scholz. Questi ultimi tre hanno provato a convincere lo Zar a riaprire i porti ucraini, dove sono stoccate milioni di tonnellate di grano Per ora, questa mediazione non ha prodotto però importanti risultati.


L’apertura dei porti e delle esportazioni porterebbe a un calo del rischio di una nuova crisi migratoria, principale interesse dei paesi europei; ma porterebbe anche a un calo delle speculazioni finanziarie.

Putin lo sa bene, e molto probabilmente continuerà a usare il grano come un’arma indiretta. L’importanza del grano e degli altri cereali è ben chiara alla Russia da anni.

Già nel 2016 l’allora ministro dell’agricoltura russo, Alexander Tkachov, affermò che i cereali, in pochi anni, avrebbero spodestato il petrolio come maggior fonte di reddito dell’export russo.

Questa dichiarazione fu rilasciata proprio nell’anno in cui la Russia assunse il primato di produzione del grano, e dal 2016 in poi, non ha fatto altro che aumentare la propria produzione.

Nel frattempo la Federazione Russa ha anche incrementato la produzione di altri cereali, e dei fertilizzanti necessari per produrli, acquistando così ancora più importanza nel settore.


Insomma, Putin ha dalla sua un’altra importante materia prima oltre a gas e petrolio. Con il grano, sa di poter affamare milioni di persone, e sa che è un'importante arma indiretta che come ha già dimostrato non ha paura di usare.

Secondo alcuni analisti, l’offensiva russa in Ucraina ha anche il fine di incrementare ulteriormente la produzione di cereali. I soli territori delle Repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk rappresentano l’8% della produzione nazionale ucraina.

Se a queste si aggiungesse la produzione degli altri territori dell'est interessati dall’offensiva russa, più quelli della Crimea, già sotto il controllo russo dal 2014, i russi arriverebbero a possedere la maggior parte dei territori coltivabili ucraini.

In questo modo Putin aumenterebbe drasticamente la sua produzione di cereali. E la Federazione Russa, come ha già fatto negli ultimi anni, potrebbe utilizzare l’export di queste importanti materie prime a suo favore nei rapporti commerciali internazionali,

legando indissolubilmente a sé quei paesi, soprattutto del terzo mondo, che hanno più bisogno di chiunque altro di questa sua risorsa.


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