Delicatoni: «Il nostro suono è definito dall'unione organica di quattro prospettive diverse»
A tu per tu con il gruppo musicale in uscita con il singolo "Tuyo" e impegnato attualmente in tournée. Dopo le prime date a Milano, Roma e Vicenza, i quattro giovani musicisti saliranno sul palco il 27 gennaio a Bologna al Mercato Sonato e il 28 gennaio a Ferrara all’Officina MECA

Prende il nome di Delicatoni il progetto musicale formato da Antonio Bettini, Smilian Cibic, Giorgio Manzardo e Claudio Murru, quattro musicisti freschi dell'uscita di “Tuyo”, singolo disponibile dallo scorso 23 dicembre su tutte le piattaforme digitali. Approfondiamo la loro conoscenza.
Intervista ai Delicatoni
Partiamo dal vostro nome, a cosa si deve la scelta di Delicatoni?
Antonio: «Delicato non è solo leggero fragile e tranquillo, per noi Delicatoni è un invito a prenderci cura delle persone e delle cose che amiamo considerando e confrontando ciò che è diverso da ciò che è natura per noi».
Giorgio: «Delicatoni perchè ci vogliamo porre con cautela alle esistenze, riconoscerle a tutto tondo e abbandonare il preconcetto violento e prepotente. “Esistenze” a partire dal sassolino in mezzo alla ghiaia fino alla nostra nonna».
Ian: «Delicatone è un aggettivo strano, si contraddice, è paradossale. Descrive una situazione, un atto, un fenomeno in cui affetto, curiosità e sincerità si mischiano e si rafforzano. È una caricatura delicata, uno stupefacente al contempo lèggero e pesante, istintivo e cosciente. È il volersi bene, il sapere di non sapere, di soffrire e gioire, di dover sempre fluire».
"Tuyo" è il titolo del vostro nuovo singolo, da cosa è stato favorito e ispirato?
Antonio: «"Tuyo" ci ricorda che nulla è nostro ma possiamo utilizzarlo. Abbiamo scritto questa canzone come una conversazione. Ascoltandoci per riconoscerci anche quando tutto sembra perdere di significato. Per essere più buoni con noi stessi e più sani con la nostra voce interiore».
Giorgio: «Il titolo è lo stesso del progetto ableton dove Antonio aveva scritto una versione primordiale del “Tuyo” odierno. La correlazione tra il titolo e il significato che abbiamo dato al brano oggi è molto sottile. Semplicemente ci piace il nome “Tuyo” e abbiamo pensato di tenerlo. "Tuyo" potrebbe essere un amico sorridente, oppure significa “tuo” in spagnolo, sembra l’unione di tu ed io».
A livello musicale, che tipo di lavoro c'è dietro la costruzione del vostro sound?
Insieme: «Nella costruzione del nostro sound è fondamentale il lavoro di setaccio che facciamo l'uno con l'idea dell'altro: il nostro suono è definito dall'unione organica di quattro prospettive diverse su una stessa idea musicale, portata da uno qualsiasi di noi, che viene poi affinata col confronto aperto e sincero a riguardo. Un altro fattore molto importante è trovare il sound giusto provando diversi tipi di arrangiamento, portando diverse versioni delle canzoni in live e percependo concretamente quali di queste sembra funzionare meglio».

Qual è l'aspetto che più vi affascina nella fase di scrittura di una canzone?
Antonio: «Non sapere che cosa rappresenta immediatamente, non essere consapevole di quello che si dice o che si sta comunicando. Come essere in una missione e non sapere perché, ma ritrovarcisi e basta. E poi ascoltando i feedback, domandando, condividendo pensieri, suonando e riascoltandola si materializza un significato. La cosa per me più incredibile è quanto si unisce il mondo interiore e quello sociale manifestandosi come un unica idea un unica indentità emotiva».
Claudio: «Personalmente quelle di scrittura anziché che quelle di mixing, mi piace molto il brainstorming iniziale, l'eventuale jam sui primi frammenti della canzone e soprattutto l'arrangiamento, dove il trovare un vestito giusto per una canzone diventa un atto creativo che rinnova la canzone».
Giorgio: «Mi piace da matti sentire il risultato finale, che è sempre diverso da quello che ognuno si aspettava. Proprio in quel punto secondo me succede la magia. Nasce il risultato dell’unione di 4 persone completamente diverse, con passati, presenti e futuri diversi. Siamo complementari l’uno con l’altro e nessuno ha idea di quello che sta per sentire. Capita spesso che qualcuno inventi parti di un brano a cui si sta lavorando che si scoprono solo alla fine della produzione, e che colorano il brano in maniera completamente nuova. Una sorta di intreccio di flussi di diversi colori, diverse tensioni».
Dopo la pausa festiva tornerete in tour, quali sono gli elementi che amate di più della dimensione live?
Antonio: «Il pubblico! Suonare live è figo ma solo nel jazz è insaziabilmente divertente per il musicista, personalmente io suono live per dare al pubblico un esperienza. Collettivamente percepisco l'unione come impadroniti dalla musica siamo al suo servizio come messaggeri».
Claudio: «Io amo il tempo passato prima con gli addetti ai lavori, vivere la giornata del concerto nella sua interezza con piccoli riti. Durante il concerto ciò che più mi entusiasma è la sinergia che si crea quando ci guardiamo l'un l'altro: in quei momenti mi sembra di rendere un pubblico partecipe di un sentimento di affetto e sinergia che lega noi membri del gruppo».
Giorgio: «In tour mi sento al posto giusto, nel momento giusto, facendo la cosa giusta. Da quando montiamo in van a quando scendiamo al ritorno».
Qual è la lezione più importante che sentite di aver appreso dalla musica fino ad oggi?
Antonio: «Sto attraversando due lezioni al momento. La prima è il gioco quindi anche la danza e lo scherzo nella comunicazione. La seconda è il silenzio».
Claudio: «Attualmente la più importante che sento di aver appreso è che oltre a saper salire su di un palco, avendo cura e rispetto per ciò che si va a fare, bisogna saperne scendere: credo che soprattutto nella fase iniziale di una carriera artistico-musicale sia fondamentale ascoltarsi e percepire come ci si sente durante le varie fasi del live. Ho imparato che se non pongo l'attenzione sulla differenza che c'è tra stare su un palco e starne fuori, confondere le due dimensioni mi porta ad atteggiamenti deleteri nei miei stessi confronti».
Giorgio: «Prova a farne a meno! Dopo aggiornami».
