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Francesco Gabbani: «Prenderci cura dell'ambiente incentiva l'amore verso noi stessi». L'INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore toscano, alle prese con l'uscita del singolo “L'abitudine“ e con gli ultimi preparativi di "Ci vuole un fiore", il suo one man show in onda in prima serata su Rai Uno il 14 e il 21 aprile


Un autoritratto del mondo di oggi, anzi un selfie. Potremmo definire così il nuovo singolo di Francesco Gabbani, intitolato "L'abitudine", primo tassello di quello che diventerà il suo sesto album in studio. Disponibile in radio e sulle piattaforme digitali a partire dallo scorso 7 aprile, il brano è stato scritto a quattro mani con Fabio Ilacqua e prodotto in collaborazione con Matteo Cantaluppi.


Dopo la calorosa accoglienza della prima edizione, Francesco Gabbani si appresta a tornare in tv con “Ci vuole un fiore”, con due speciali puntate in onda il 14 e il 21 aprile su Rai Uno. Un format originale che unisce la leggerezza del varietà con la tematica, sempre più urgente, dell’ecosostenibilità. Tanti ospiti provenienti da diversi mondi, porteranno con loro un fiore simbolico, una dedica d’amore alla Madre Terra.


Intervista a Francesco Gabbani


Partiamo dall’imminente impegno televisivo di “Ci vuole un fiore”, quali novità dobbiamo aspettarci rispetto al debutto dello scorso anno?


«Dovete aspettarvi due novità sostanziali: la prima è un dato di fatto, poiché sarò solo io a condurre il programma, diventando a tutti gli effetti una sorta di one man show; la seconda riguarda più la scrittura di "Ci vuole un fiore", perché ci tenevo a mantenere sia la matrice tipica del varietà, ma con l'idea e l'intenzione di sollecitare, smuovere le coscienze per quanto riguarda il tema dell'ambientalismo, del rispetto della natura e del nostro Pianeta. La chiave su cui puntiamo quest'anno riguarderà sempre più l'aspetto emotivo e sentimentale dell'essere ecologisti, ricordare quanto sia importante prenderci cura di ciò che abbiamo attorno, per poi riversare lo stesso amore nei confronti di noi stessi».


Questa è un po’ la tua cifra in musica, abbinare un linguaggio pop a temi che possono scaturire spunti di riflessione. Non è esente il tuo nuovo singolo “L’abitudine”, da quali riflessioni è stato scaturito?


«La canzone è frutto di un'analisi del nostro modo di vivere in questo determinato momento storico, che spesso ci porta a ritrovarci intrappolati dentro da una frenesia compulsiva dal punto di vista consumistico. Ci illudiamo che possedere degli oggetti ci porta a sentirci parte di qualcosa, questo a volte viene confuso con la felicità, mentre invece si tratta di una pura abitudine. È una canzone che continua a marcare questa cifra stilistica, unendo la leggerezza a una proposta di riflessioni più profonde che vanno a toccare le nostre leve esistenziali».



Trovo sia straordinario risentire questo connubio tra te e Fabio Ilacqua, sodalizio che vi ha visti partorire brani come “Amen” e “Occidentali's Karma”. Sono curioso di chiederti come si è evoluto nel tempo il vostro rapporto?


«Guarda, credo che, sia il rapporto sia il nostro modo di scrivere, non si siano evoluti ma siano rimasti abbastanza fedeli al principio. Il metodo lavorativo rimane il solito, ma le canzoni che realizziamo esprimono semplicemente quello che siamo, oggi come ieri. Nella migliore delle ipotesi, siamo cresciuti e magari migliorati sia come persone che come artisti, anche se poi ciò che tiriamo fuori rimane nel suo DNA uguale a se stesso».


Dal punto di vista musicale, trovo molto interessante il lavoro che c’è dietro il sound, con un uso modulato dell’elettronica, più l’innesto di strumenti suonati realmente. Qual è il Gabbani-pensiero sull’utilizzo di sonorità analogiche abbinate all’elettronica?


«Il Gabbani-pensiero rispetto a questa cosa è semplicemente uno: non c'è un metodo prestabilito, anche il suono deve far vibrare e smuovere in me qualcosa. In questo caso specifico, la produzione de "L'abitudine" è frutto della collaborazione con Matteo Cantaluppi e devo ammettere che questa sia una sua caratteristica, quella di riuscire a far convivere l'elettronica e una componente più organica. Non ci sono regole, ma si arriva a un punto in cui ti rendi conto che c'è un incastro e che tutto funziona alla perfezione».


Per concludere, consideri "L'abitudine" un brano che può inaugurare l’inizio di una nuova fase artistica del tuo percorso o il proseguo ideale del tuo percorso?


«"Questo pezzo non fa parte di un progetto che uscirà a breve, semplicemente perché non esiste ancora un album, bensì delle canzoni in via di sviluppo, che si dovranno poi manifestare nella loro completezza e che andranno a formare un disco che pubblicherò. "L'abitudine" è sicuramente il primo tassello di quello che sarà il prossimo capitolo della mia espressione musicale, è probabile faccia parte della scaletta della mia prossima collezione di canzoni che, per comodità, possiamo definire "album"».


Videointervista a Francesco Gabbani




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