Ilaria Argiolas: «Il sapore della mia borgata»
Quattro chiacchiere con la cantautrice rock, eclettica e ancestrale, genuina ed esplosiva, con l’impeto dell’ironia e una buona dose di genuina provocazione

È disponibile dallo scorso 19 ottobre "La mia borgata" il primo singolo di Ilaria Argiolas, giovane artista emergente romana già vincitrice del premio Lunezia per la sezione Nuove Proposte. È dall’incontro con Mauro Paoluzzi che il suo percorso tanto complesso quanto determinato trova la sua massima espressione.
A partire dal prossimo 26 ottobre sarà disponibile il disco "M'hanno chiamato Ilaria", in edizione fisica limitata e lontano dalle piattaforme, una scelta voluta per avere un contatto diretto con le persone. Tra la metro C e un giro di chitarra, ecco la Roma irriverente, ironica e verace che non si racconta mai abbastanza.
Che sapore ha per te questo singolo d’esordio?
«"La mia borgata" ha il sapore di tutte le immagini che ne trovate dentro, nude e crude proprio come le canto, con l’aggiunta di un pizzico di entusiasmo consapevolezza e responsabilità che mi sono presa nel regalare a tutti le immagini della mia vita».
Quali riflessioni ti hanno ispirata durante la composizione di questo pezzo?
«Più che riflessioni le chiamerei riscatti, è l’odore di casa mia, della mia gente che come me ogni giorno a modo suo cerca di essere felice e realizzata nella vita che fa e che ha».
A livello di musicale, che tipo di sonorità avete cercato di abbracciare per esaltare il messaggio e rappresentare te stessa?
«Siamo partiti voce e chitarra e in un primo momento Mauro Paoluzzi ha creato una prima versione che però ci sembrava non all’altezza del live improvvisato con il Gallo (Claudio Golinelli) nel Barone Rosso di Red Ronnie e così siamo tornati in studio questa volta con il Gallo, Ricky Roma alla batteria e Cristian Cicci Bagnoli alla chitarra elettrica e l’abbiamo registrata completamente live».

Quando e come ti sei avvicinata alla musica?
«All’età di sei anni grazie alle canzoni di Lucio Battisti e Fabrizio De André e grazie anche a mio fratello che mi ha insegnato a suonare la chitarra».
Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato la tua crescita?
«Come anticipato alla risposta precedente i miei punti fermi sono stati Fabrizio De André, Lucio Battisti, Francesco De Gregori, Roberto Vecchioni, Pierangelo Bertoli e Joan Baez».
“La mia borgata” anticipa l’uscita dell’album "M’hanno chiamato Ilaria”, cosa hai voluto inserire in questo tuo primo bagaglio discografico?
«Un po’ come quando ti innamori non ho scelto cosa inserire; è venuto tutto spontaneo parola dopo parola, canzone dopo canzone. Infatti ricordo ancora il giorno che lo abbiamo terminato riascoltandolo ci siamo resi conto che senza volerlo era diventato un concept album. Questo però solo grazie alla fiducia e alla stima che ho ricevuto dalla mia etichetta discografica».