top of page
Dektop 970x90.gif

Mobrici: «Oggi mi sento proprietario delle mie qualità». L'INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore milanese, in uscita con il suo nuovo progetto discografico intitolato “Gli anni di Cristo“, fuori dallo scorso 31 Marzo


Lo spirito libero di Mobrici viene messo in risalto dalle tracce che compongono la tracklist di “Gli anni di Cristo”, disponibile per Maciste Dischi / Virgin Records / Universal Music Italia a partire dallo scorso 31 marzo. Un disco generazionale, un progetto vario e potente, in cui l'artista si mette in gioco sperimentando e contaminando la sua musica, ma restando anche sempre fedele a se stesso.


Intervista a Mobrici


“Gli anni di Cristo”: un titolo che sottolinea come le tracce siano state scritte interamente all’età di 33 anni. Da qui l’idea di raccontare gli stati d’animo e i quesiti della tua generazione?


«Sì, mi sono accordo dopo aver chiuso il disco, di aver scritto canzoni che avevano come filo conduttore il fatto di averle scritte all'età di 33 anni. Nell'individuare il titolo di un album cerchi sempre di riassumere quello che un po' tutte le tracce hanno come comune denominatore. Raggrupparle fa sempre un effetto abbastanza strano, perché le guardi un po' con di stacco e devi cercare di restituire una sorta di coerenza generale. Quindi, "Gli anni di Cristo" non è un riferimento alla cristianità, bensì un riferimento a un momento importante nella crescita di un ragazzo/uomo, quello di riconoscersi adulto. Negli argomenti affrontati, ho riconosciuto una maturità che non avrei potuto avere qualche anno fa».

Venendo alle collaborazioni, nel disco ospiti Vasco Brondi in “Amore mio dove sei” e Fulminacci nella cover già edita di “Stavo pensando a te” di Fabri Fibra. Quali punti di contatto trovi con entrambi?


«Il punto di contatto è l'amicizia, fondamentale, ma anche una stima reciproca e il rispetto dei progetti che stanno portando avanti anche loro. Il bello è che, così come ho fatto con Brunori Sas e Gazzelle nello scorso album, riesco ad includere nei miei dischi, che poi sono la mia vita, anche degli altri punti di vista di persone e amiche che condividono il mio percorso. Questo incrocio mi piace, perché aumenta la nostra intimità e cementa il nostro rapporto. Avere come ospiti Vasco Brondi e Fulminacci è per me motivo di orgoglio».



Dopo i sold out delle date di Roma e Milano in scena ad aprile, il 30 novembre calcherai il palco dell’Alcatraz, che effetto fa tornare in club storico della tua città e che in passato ti aveva regalato già delle emozioni importanti?


«Guarda, per me è un tempio fondamentale, da ragazzino andavo a vedere i concerti di artisti internazionali che ascoltavo, ed è sempre stato un punto di passaggio importante. È lì che è avvenuta la mia formazione e che ho ricevuto la mia educazione musicale. In più, su quel palco c'ho suonato due volte con i Canova e ho vissuto dei momenti molto emozionante. Ritornarci adesso ha un sapore nuovo, per me che tendo a non darmi troppo degli obiettivi a lunga distanza. Questa volta, però, volevo chiudere questo 2023 con un evento speciale, ricco di ospiti... quindi sarà una grande festa».

Quali skills pensi di aver maturato durante la lavorazione di questo tuo nuovo progetto solista?


«Credo di essere semplicemente cresciuto, adesso mi sento proprietario delle mie qualità, se vogliamo chiamarle così, sia per quanto riguarda l'approccio alla scrittura che alla libertà di trattare certi temi, ma anche all'uso della voce e alla scelta del suono realizzata insieme a Federico Nardelli, produttore del disco. Sono molto soddisfatto, adesso mi manca solo la prova dei concerti, ovvero il passaggio che preferisco perché riesco a vedere a chi è arrivata la mia musica».


Videointervista a Mobrici








bottom of page