Morgan e le (ennesime) brutte intenzioni contro Amadeus
Il cantautore è tornato a criticare aspramente il conduttore e direttore artistico di Sanremo, accusandolo di non avere i requisiti per ricoprire tale ruolo

È da un po’ di tempo che Morgan ha scelto di far parlare di sé più con le dichiarazioni che con la musica. Anche in occasione dell’uscita del singolo “Battiato (mi spezza il cuore)”, a dieci anni di distanza dal precedente tassello discografico, l’opera non è altro che un pretesto per lanciare invettive e permettere al proprio ego di fare propaganda.
Sentirsi incompreso, in fondo, non è altro che il destino di chi gioca abilmente ad alternare genio e sregolatezza, passando con estrema nonchalance dall’autocommiserazione all’autoproclamarsi, arrivando anche a stravolgere la realtà per avvalorare tesi e dogmi che fanno ormai parte del registro del suo personaggio.
Ne rappresenta l’ennesimo esempio una nuova intervista rilasciata al Corriere della Sera dove, ancora una volta, tira fuori un grande classico del suo repertorio. Un po’ come i politici che in campagna elettorale rispolverano la questione del Ponte sullo Stretto, Morgan è tornato nuovamente a parlare del suo rapporto con Amadeus.
«Mi aveva voluto nel suo programma Ama Sanremo, dove selezionava le giovani proposte perché sa che sono bravo a farlo. Poi ha dimenticato il rispetto per la persona e ha fatto gli interessi dei discografici. Ho accettato di cantare con Bugo per combattere un sistema negativo dall’interno. Mi hanno utilizzato per entrare a Sanremo e poi vilipeso».
Non pago, il cantautore milanese ha poi proseguito con la propria virulenta filippica, aggiungendo: «Detto questo, ci vorrebbe un titolo di studio per essere direttori artistici del Festival, Amadeus non lo ha eppure lo fa da quattro anni: neppure a Baudo erasuccesso, e dire che lui sa suonare il piano, scrive canzoni…».
Partiamo dal presupposto che il signor Morgan, esperto di musica classica e delle gesta artistiche dei grandi cantautori, probabilmente non ha mai approfondito la cronistoria sanremese, visto e considerato che Pippo Baudo ha ricoperto il ruolo di padrone di casa per ben cinque edizioni consecutive del Festival, dal ’92 al ’96, seppur ne abbia assunto la completa direzione dal ’94 in poi.
In più, nella storia del Festival di Sanremo, su una trentina di direttori artistici che si sonoavvicendati, soltanto sette sono realmente musicisti (Claudio Baglioni, Gianni Morandi, Tony Renis, Mauro Pagani, Pino Donaggio, Giorgio Moroder e Luis Bacalov), anche se non tutti diplomati al conservatorio, quindi, con un titolo di studio in tasca. Per il resto parliamo di impresari, produttori, dirigenti, giornalisti, uomini di spettacolo e persino di un avvocato.
Ebbene sì, un avvocato. Stiamo parlando di Achille Cajafa che nel 1958 fu uno dei promotori dell’incredibile exploit di “Nel blu dipinto di blu”. Dopo il diniego di altri grandi interpreti della canzone italiana, fu proprio lui, insieme all’editore Giuseppe Gramitto Ricci, a suggerire a Domenico Modugno, primo autore nella storia della rassegna, di prendere parte alla gara come cantante, permettendogli di vincere e di dare il via alla favola di Mister Volare.
In realtà il direttore artistico non è altro che un manager, un allenatore, non necessariamente un tecnico. Una persona, o in alcuni casi una commissione, incaricata di badare ad ogni aspetto dell’ambito festivaliero. Negli anni c’è chi ha prestato più attenzione allo spettacolo e chi alla musica, facendo i conti con le proprie competenze e, talvolta persino con le proprie coscienze. La marcia in più è comunque rappresentata dall’impegno, dall'abnegazione e dal rispetto nei confronti di tale ruolo, più che da un diploma incorniciato in salotto. Dunque, oltre che nella preparazione, il segreto risiede nella passione. La tua, caro Morgan, dov’è andata a finire?