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Olly: «A Sanremo per mostrare tutta la mia energia». L'INTERVISTA

Abbiamo incontrato il giovane artista genovese per parlare di "Polvere", brano che ha scelto di presentare in concorso al Festival davanti al grande pubblico di Rai Uno

ph Mattia Guolo


A poche settimane dalla nostra precedente intervista realizzata in occasione della finalissima di Sanremo Giovani, ritroviamo con piacere Federico Olivieri, in arte Olly, alla vigilia del suo debutto in gara al Festival con "Polvere", brano che anticipa l'uscita del repack del suo primo EP, intitolato "Gira, il mondo gira". A poche ore dalla sua partenza verso la Riviera, abbiamo incontrato il giovane artista genovese per scambiare con lui quattro piacevoli chiacchiere.


Intervista a Olly


Come ti stai preparando per questo debutto sul palco dell’Ariston?


«Mi sto preparando in modi diversi e sotto vari punti di vista, c’è tutto un lavoro di mental coaching che sto facendo da solo in camera davanti allo specchio. Sto anche prendendo lezioni di canto con il mio vocal coach che si chiama Packy, in più penso sia molto importante la distrazione, cercare di pensare ad altro, altrimenti si rischia di impazzire».


“Polvere” è una di quelle canzoni a strati, perché in primo piano c’è una superficie ritmata e orecchiabile, ma andando sempre più in profondità si scopre un testo mica male. Tra le righe parli anche di esaltazione dell’imperfezione, no?


«Mi fa super piacere che hai notato questa cosa e diciamo che c’è tutto un concetto dietro questo brano, che si può intendere sotto vari punti di vista. C’è l’esaltazione dell’imperfezione, ma anche la volontà di vivere l’imperfezione. La polvere è quella cosa negativa che ci rende particolari, ognuno ha la sua, perché è fatta di microbriciole e di mille sostanze diverse».



Il prossimo 10 febbraio uscirà il repack del tuo ultimo EP, intitolato “Gira, il mondo gira”. Ci saranno i pezzi del precedente lavoro più quattro inediti. Nel complesso sono tracce molto in linea, che da una parte trasmettono coerenza tra loro, ma dall’altra non si sovrappongono…


«Sì, lo trovo un progetto molto eterogeneo. Il bello è che non è mai stato pensato in termini discografici, le scelte sono piuttosto stilistiche e istintive. Ho tanta voglia di far uscire questi brani perché, anche nelle dinamiche della scaletta, tutto si è incastrato nella maniera più giusta. Poi, ovvio, non so come andrà e se piacerà, ma io sono soddisfatto del lavoro svolto e delle varie sfaccettature che abbiamo inserito. La volontà è quella di unire determinate liriche di contenuto a un sound ballabile e molto leggero al primo impatto».


Ricordando le tue date live in programma ad aprile, al Festival la performance dal vivo avrà un ruolo fondamentale. Cosa dobbiamo aspettarci dalla performance di Olly sul palco dell’Ariston?


«Entusiasmo, sorrisi, presa bene, qualche mossetta delle mie… ma nulla sarà impostato. Te lo dico sulla fiducia che ho di me stesso. Poco prima della performance, scatterà qualcosa nel mio cervello che scaccerà l’ansia, eliminerà la paura e mi farà dire: “ok Olly, siamo qua per far vedere chi sei, vai su quel palco e divertiti”. Sarà così, voglio portare con me tutta la mia energia».


Videointervista a Olly




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