Riccardo Fogli: «I miei 75 anni a suon di coraggio, determinazione e incoscienza». L'intervista
Nel giorno del suo 75esimo compleanno, abbiamo raggiunto telefonicamente Riccardo Fogli per ripercorrere le tappe più rappresentative del suo percorso di vita e di musica

ph Mimmo Fuggiano
75 primavere e non sentirle. Questo lo spirito di Riccardo Fogli nel giorno del suo compleanno, all'indomani di una lunga tournée che lo ha visto presentare dal vivo in giro per l'Italia il suo ultimo progetto “Predestinato (metalmeccanico)”, arricchito da un libro e da un disco con nuove versioni delle sue canzoni più conosciute. Il cantautore toscano, nato a Pontedera il 21 ottobre del 1947, si è concesso in questa nostra intervista confidenziale, che assume le sembianze di una chiacchierata a cuore aperto.
Buon compleanno Riccardo! Com’è festeggiare queste nozze di platino con la vita?
«Una bella sensazione. A 75 anni se sei vivo devi ringraziare Dio, nel mio caso anche la genetica, mio papà e la mia mamma che mi hanno fatto simpatico e fisicamente forte. È anche vero, però, che di mio ci ho lavorato… mangio sano, mi alleno e sono un maratoneta. Da ogni sfida della vita ne esci sempre con qualche cicatrice, però rafforzato».
Un impegno fisico che va avanti da anni anche attraverso la tua storica collaborazione con la Nazionale Italiana Cantanti. Cosa rappresenta per te?
«La Nazionale Cantanti è una specie di università, perché ci si arriva in punta di piedi e con tanta umiltà, altrimenti puoi anche restartene comodamente a casa. Arrivi lì e ti metti a disposizione, non c’è bisogno nemmeno che tu sia un grande calciatore, poi se c’è qualcuno che gioca bene è meglio! Ogni tanto arrivano dei cantanti giovani, bravi, forti e gentili che alzano il livello della squadra. Negli anni siamo cresciuti con le ottime prestazioni di Ramazzotti, Tozzi, Raf, Antonacci, Barbarossa e Ruggeri, mentre io e Pupo abbiamo sempre portato divertimento, senza cambiare le sorti delle partite… però abbiamo corso anche noi, mettendoci sempre molto impegno».
Questa è un po’ la chiave della vita, perché direi che ci vogliono gambe buone, ma anche coraggio e determinazione per opporsi al destino e tu hai dimostrato di possederle queste qualità…
«Io aggiungerei anche incoscienza per certi versi, anche se non la considero una qualità e non la consiglio. La vita può essere più semplice di come alle volte appare, bisogna cercare di smussare gli angoli, avere tanti amici con cui confrontarsi e far parte di una squadra, perché da soli non si sta bene e non si va da nessuna parte. Quando hai capito questo, c’è la possibilità che tu possa lavorare con bravi collaboratori per tanto tempo. Poi la musica è un regalo del Cielo, se hai un po’ di vocazione e di talento allora sì che puoi farti avanti, sempre con umiltà e il desiderio di contaminarti con le idee degli altri».

L’amore è sempre stato il filo conduttore delle tue scelte, quello che ti ha spinto a seguire il tuo cuore. È questo il segreto per non avere rimpianti?
«I rimpianti non pagano, certo sarebbe opportuno dare un’occhiata a ciò che si è fatto, valutare come alcune cose si sarebbero potute realizzare in modo diverso, penso siano ragionamenti costruttivi. Per quanto mi riguarda, non ho mai avuto alle spalle una famiglia che mi consigliasse, perché i miei genitori non sapevano molto di questo mondo, erano più orientati su altri aspetti della vita. Conoscevano come allevare le galline e i conigli, oppure come coltivare i pomodori. Papà lavorava in fabbrica, mentre mamma lavava e stirava a casa. Erano un esempio da seguire per la loro integrità morale e onestà intellettuale, ma mi sono ritrovato da solo a prendere decisioni lavorative e discografiche importanti. Posso affermare di aver sempre scelto da me, sia nel bene che nel male».
Rispetto all’epoca di cui parli e che racconti nel libro, cosa ti convince del mondo di oggi e cosa ti lascia invece perplesso?
«Oggi mi sembra tutto un po’ troppo veloce, anche se ho imparato sulla mia pelle a non giudicare e a non criticare il nuovo che avanza, perché c’è una rotazione. Noi "capelloni" abbiamo rappresentato la novità negli anni ’60, mio padre in cuor suo mi ha sempre chiesto che lavoro facessi realmente, fino alla fine. La musica è un mestiere meraviglioso, va fatto bene. Ai ragazzi dico di non preoccuparsi delle opinioni delle persone più grandi, perché tutti i giovani sono stati criticati. Mostrate di valere, non scimmiottate nessuno e andate avanti».
Di recente si è parlato molto di depressione e di un particolare caso televisivo, che poi riguarda un tema molto delicato. Visto che un reality show lo hai fatto e c’è stato un episodio molto particolare che è andato a scavare nel tuo profondo e nel tuo privato… senza entrare troppo nello specifico di una questione ormai archiviata, vorrei capire in che termini la pressione ha giocato a tuo sfavore in una condizione così estrema?
«Parto dal principio che quando sei all’interno di un reality non hai la minima idea di quello che sta succedendo al di fuori. Dell’Isola dei famosi ho un ricordo meraviglioso, anche se si è trattata di un’esperienza spietata quanto complicata, alla fine la fame e gli attacchi esterni facevano parte del gioco, ma non le bugie o la falsificazione della realtà. Quando sei lì diventi molto fragile, ma posso affermare che oggi è una cosa totalmente superata. Sai, senza fare nomi, ho perdonato quel ragazzo (Fabrizio Corona, ndr), quell’uomo che è un padre di famiglia. Mi sembra di capire che al centro della sua vita e del suo cuore ci sia suo figlio, questo mi fa completamente dimenticare le offese che ci possono essere state nei miei confronti».
Visto e considerato che oggi si celebra il tuo compleanno, non posso non concludere chiedendoti: quale regalo ti piacerebbe ricevere dalla vita per un traguardo così importante?
«Onestamente, la vita mi ha già regalato dei figli bellissimi e una moglie bellissima, tanti cari amici e dei musicisti straordinari che mi seguono. La voce regge, al punto che quasi mi offendo quando mi dicono di possedere una vocalità giovanile, perché mi piace che all’interno si senta tutta l’esperienza di questi 75 anni. Altro motivo d’orgoglio è che molti considerano ancora attuali canzoni scritte quattro o cinque decenni fa, per me è davvero una soddisfazione immensa. Il regalo più bello sarà trascorrere dei giorni in famiglia dopo una tournée bellissima e lunghissima, ringrazio il Cielo che lo sia stata sia per me che per i miei musicisti che hanno tirato la cinghia negli anni del Covid».
