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Santi Francesi: «La nostra felicità senza entusiasmo». L'INTERVISTA

A tu per tu con i vincitori della 16esima edizione italiana di X Factor, all'indomani della pubblicazione del loro nuovo progetto intitolato "in fieri"

ph Simone Bravati


Il power duo dei Santi Francesi, all'anagrafe Alessandro De Santis e Mario Francese, si è aggiudicato la vittoria dell'ultima edizione di X Factor. Si intitola “in fieri” l'Ep fuori per Epic Records Italy / Sony Music Italy, un lavoro che raccoglie tre brani portati al talent show, tra cui una osannata cover di “Creep” e "Un ragazzo di strada", più gli inediti "Non è così male", "Il pagliaccio", "Medicina" e “Spaccio”, quest'ultima traccia impreziosita dalla collaborazione con la rock band dei Fast Animals and Slow Kids. In attesa del debutto della loro prima tournée, in cartellone dal prossimo gennaio per Vivo Concerti, abbiamo raggiunto i due musicisti piemontesi per parlare del loro percorso e di questo nuovo progetto.


Intervista ai Santi Francesi


Ragazzi, ogni volta che ci incontriamo vincete qualcosa, becchiamoci più spesso che ne dite? Vi siete aggiudicati il titolo della 16esima edizione italiana di X Factor, lo scorso anno avevate trionfato a Musicultura, partirei con un recap delle puntate precedenti.. chiedendovi: dallo Sferisterio di Macerata al Forum di Assago, come riassumereste questo ultimo anno e mezzo di vita e di musica?


«Beh, lo riassumeremmo sicuramente con molta solitudine e molto lavoro in studio. Alla fine abbiamo fatto questo, alternando i periodi in sala di incisione con alcune esperienze live, poche ma buone... qualche apertura, tra cui i concerti dei Fask e di Blanco, più una serie di altri eventi anche più piccolini. Però sì, il focus di questo periodo è stato produrre e cercare poi di pubblicare il risultato del nostro lavoro».


Un riassunto ideale di questo vostro ultimo periodo è sicuramente l’EP di fresca uscita “in fieri”, a cosa si deve la scelta del titolo?


«Il titolo si riferisce ad una locuzione latina che significa "in divenire", un qualcosa destinato a restare per lungo tempo incompiuto. Noi siamo sempre un po' una frana a trovare un motto o un modo di fare ricorrente, questa è forse l'unica definizione che da qualche anno a questa parte ci portiamo dietro. Siamo fermamente convinti che nella musica, alla fine, non si arriva mai da nessuna parte. Si possono raggiungere risultati materiali come i dischi di platino o i sold out dei live, ma puoi sempre cambiare rotta con il desiderio di goderti il viaggio».

Nella nostra prima intervista nel luglio 2019, chiedendovi una riflessione sulla scena discografica di quel momento, mi rispondeste: “E’ una bufera, un casino, un delirio. Se non sei riconoscibile in un suono o in genere di riferimento è più difficile vendersi. In fondo, però, ci piace fare quello che ci pare”. Credo abbiate tenuto fede a quella risposta, ma oggi come oggi… la pensate ancora in quel modo?


«Abbiamo smesso di pensare a queste cose, anzi, forse prima avevamo la presunzione di poter sputare delle sentenze riguardo a situazioni che non conoscevamo bene. Con gli anni abbiamo imparato che, alla fine, non sappiamo niente e che bisogna informarsi tanto, prima di parlare di qualcosa. Abbiamo smesso di farci domande sulla discografia e sulle mode musicali, semplicemente perché siamo cresciuti. Non abbiamo mai voluto prendere una direzione, la direzione si è presa da sola».

Ho particolarmente apprezzato la vostra reazione piuttosto pacata alla vittoria di X Factor, mi ci ritrovo molto in questo atteggiamento. In un’epoca in cui ostentare qualsiasi cosa è la regola, reagire come avete fatto e contenere quella stessa felicità può essere anche un modo per gustarsela di più? E, perchè no, magari anche proteggerla, dilatarla nel tempo e non sprecarla subito… no?


«Ci piace sottolineare che non ci siamo sforzati nel contenere questa emozione, ovviamente siamo entrambi felicissimi. Non ci aspettavamo per niente la vittoria, questo è stato determinante. È stata una serata strana, ad un certo punto non funzionavano i nostri strumenti, poi vedere 7.200 persone davanti a noi è stato emozionante. Ma questo è un po' il nostro modo di reagire alle cose, non è una posa o una cosa sulla quale ci siamo esercitati. La nostra è una felicità senza entusiasmo, una cosa che forse non va troppo di moda, ma è così».


Vista da fuori, però, vi dico che ogni tanto potreste anche godervela, soprattutto dopo la notizia dei biglietti esauriti nel giro di poche ore per i vostri live di Torino, Bologna e Milano. Al punto che i vostri show sono stati spostati in location più grandi...


«È incredibile, nessuno dei due si aspettava questa cosa, si tratta del nostro primo tour e sarà la prima volta che qualcuno pagherà il biglietto per venirci a sentire. Siamo entrambi spaventati, ma anche molto curiosi nel vedere queste tre date esaurirsi nel giro di così poco tempo. Assistere allo spostamento delle date in location più gradi per accogliere tutte le persone che vogliono venirci a sentire... è qualcosa di inspiegabile».


Alla fine, sapete che c'è? Credo che premi questa vostra natura controcorrente, perché ad X Factor eravate i concorrenti meno televisivi e meno social di tutti e, non so se lo avete ancora realizzato, ma avete vinto…


«Questa è la cosa più strana e, forse, anche singolare. Abbiamo vinto X Factor, questo vuol dire tutto e non vuol dire niente, però lo abbiamo vinto esclusivamente per ciò che è accaduto sul palco e non c'è riconoscimento più importante per noi di questa consapevolezza».

Per concludere, avete dimostrato di sapervi mettere in discussione e di non badare alle zone di comfort. In che termini pensate che questo atteggiamento vi stia premiando e se intravedete o meno all’orizzonte anche dei limiti in questo modus operandi?


«Crediamo che, di base, si possa parlare del nostro atteggiamento come di un meccanismo difensivo, non sappiamo causato da cosa e non ci va nemmeno di metterci a pensare. Abbiamo aspettative basse, ma soprattutto nessuna voglia di andare di fretta per poterci concentrare nel fare bene le cose. Questo ci sta sicuramente aiutando, perché vivere tutto come se non stesse succedendo niente, aiuta semplicemente a lavorare meglio».


Videointervista ai Santi Francesi


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