Zucchero non ci sta a farsi usare contro Sanremo: «Mai presentato un brano ad Amadeus»
Aggiornamento: 20 nov 2022
Travisate le parole del cantautore durante la conferenza stampa di presentazione di "Diavolo in Re" per annunciare i due imperdibili concerti alla RCF Arena di Reggio Emilia

ph Daniele Barraco
Puntuale come un orologio svizzero, o per meglio dire come un Frecciarossa Milano-Reggio Emilia, arriva la nota stampa che smentisce le parole apparse sulla stragrande maggioranza di quotidiani e siti web, attribuite a Zucchero "Sugar" Fornaciari.
"Amadeus non mi vuole a Sanremo, neanche in gara. Ormai è diventato il Festival degli influencer": questo il titolone che in linea di massima è stato riportato online da tutti e che non rende giustizia né alla veridicità delle affermazioni dell'artista, né a chi crede ancora con fermezza nel fondamento del diritto di cronaca.
Una triste pagina di giornalismo, quindi, come si evince leggendo le parole rilasciate oggi dal cantante: «Ieri ho tenuto una conferenza stampa a Reggio Emilia per annunciare i miei due concerti alla RCF Arena (9 e 10 giugno 2023) e con la mia solita bonaria ironia e sincerità ho risposto alle domande dei giornalisti presenti».
«Non sono quello dei “no comment”, io non svicolo e vado diretto - precisa l'artista - ma vedere addirittura dei titoli come “A Sanremo non mi vogliono neanche in gara” è diverso da quello che intendevo dire perché ovviamente era una battuta ironica».
Una precisazione che si conclude con una conferma: «Ci tengo a specificarlo: io non ho mai inviato un brano ad Amadeus, nella sua veste di Direttore Artistico, per eventualmente partecipare in gara al Festival di Sanremo. La mia era solo un’ironica provocazione».
Solo una sana e consapevole libidine... verrebbe dunque da aggiungere. Anche perché Zucchero non ha alcun progetto discografico in lavorazione. In più verrebbe da chiedersi perché nessuno ha citato la partecipazione di Zucchero in qualità di superospite nella seconda puntata della 70esima edizione del Festival di Sanremo, la prima targata Amadeus. Chi era quello che cantava tre canzoni sul palco dell'Ariston? Un sosia?
Qui, però, c'è da fare una dovuta precisazione, tra chi si limita a riportare notizie apparse in giro e una parte di stampa che non perde occasione per attaccare il lavoro di un direttore artistico lontano dalle logiche di mercato (discografico si intende) e di partito (qui fate un po' voi), ruolo che per il quarto anno consecutivo corrisponde alla persona di Amadeus.
Di facciata sono tutti bravi ad applaudire al suo lavoro, perché con certi risultati diventa anche difficile sollevare critiche sensate, ma appena si presenta l'opportunità... ecco che alcuni non perdono occasione per scagliarsi contro, anche a costo di coinvolgere terzi e mettere loro in bocca dichiarazioni forzate o ricamate che dir si voglia.
A farne le spese, questa volta, è Zucchero che in tutta onestà non ha alcun bisogno di farsi pubblicità con Sanremo, né tantomeno il Festival necessita più come un tempo di generare queste sterili e futili polemiche.
Al di là delle penne a libro paga di associazioni o di etichette in qualche modo antagoniste all'operato di Amadeus (perché a muoversi liberamente si rischia di avere più nemici rispetto a chi è solito prendere abitualmente delle posizioni), a onor del vero, è bene precisare che queste dichiarazioni sono state alimentate da un ingente numero di colleghi non presenti alla conferenza e che si sono limitati a riproporre quelle stesse parole.
Il famoso "copia e incolla" che rende virale una notizia anche se falsa. «È la stampa, bellezza!» affermava Humphrey Bogart in una celebre battuta cinematografica presente in una scena finale del film "L’ultima minaccia" del 1952. Dispiace dirlo ma, alla fine, anche chi ha riportato la fonte senza verificarla ha incentivato questa psichedelica macchina del fango, complice il poco tempo a disposizione e la frenesia dei tempi che ci impongono di battere una notizia il più velocemente possibile. A volte, però, sarebbe meglio farsi qualche scrupolo in più anche a costo di racimolare qualche like in meno.
Infine, a chi si occupa della comunicazione, molto ma molto umilmente, consiglio di permettere alla stampa di riprendere questo genere di incontri anche in video. In un'epoca dove le notizie sono ormai a portata di smartphone, questo divieto appare non solo anacronistico, ma tutta questa storia si sarebbe potuta evitare se fosse stata data facoltà ai presenti di registrare contenuti e non solo di trascriverli.
Questo specie se parliamo di artisti blasonati come Zucchero, dotati di bonaria ironia, autentici e schietti, proprio come spiega lui nella smentita. Ecco, in questo caso quelle registrazioni si sarebbero rivelate efficaci per stroncare sul nascere qualsiasi tipo di libera interpretazione, limitando spazio alla fantasia e ai titoloni acchiappaclick. D'altronde, si sa, "in video (...oltre che in vino...) veritas".